venerdì 6 febbraio 2015

6 Febbraio 1958: Disastro aereo a Monaco di Baviera.

Oggi parleremo del disastro aereo che ha sconvolto l'Europa e che coinvolse la squadra del Manchester United, il suo staff e alcuni giornalisti alla fine degli anni 50', il disastro di Monaco di Baviera.
Quel pomeriggio i ragazzi del Manchester United avevano noleggiato un aereo per tornare a casa dopo una partita della Coppa dei Campioni contro una squadra Jugoslava, terminata per 3 pari, il loro aereo tentò di decollare 2 volte ma non ci riuscì, per un surriscaldamento del motore sinistro, dopo due tentativi falliti, il pilota James Thain decise di allungare lo spazio per il decollo sforzando meno il motore sinistro, questa decisione fu fatale: l'aereo si imbattè in un tratto che non era ancora stato percorso dagli aerei quel giorno, proprio per questo motivo era coperto da neve sciolta.
Alle 15:04 l'aereo andò a schiantarsi contro le recinsioni dell'aeroporto e, dopo averle sfondate, devastò una casa dei paraggi, che fortunatamente era vuota.

giovedì 5 febbraio 2015

La Peste Nera: l'epidemia che decimò l'Europa del medioevo

La Peste Nera è la grandissima epidemia di peste che distrusse l'Europa intorno alla metà del 1300, essa prende il suo nome dai bubboni neri che comparivano sui corpi degli infetti.
Ma nel Medioevo non era chiamata così, il suo nome era Grande Moria o Grande Pestilenza, il termine morte nera fu coniato dai cronisti danesi e svedesi, per accentuare la sofferenza causata dal morbo.
Tale pandemia, nella mentalità medievale era vista come una punizione divina, e veniva rappresentata come una donna armata di falce.
Nell'introduzione alla prima giornata del Decameron, Giovanni Boccaccio dedica molto spazio alla peste, descrivendone gli effetti fisici sulle persone e gli morali che devastano la società.
Da quello che ci tramanda Boccaccio sappiamo che non esistevano medici in grado di curare la malattia, sia per la novità dei sintomi, sia per l'ignoranza dei medici stessi, ma ciò che colpisce Boccaccio più di ogni altra cosa è il contorcersi della moralità umana di fronte ad una simile crisi, vengono messi da parte tutti i valori umani come la pietà e la compassione nei confronti degli appestati per far spazio ad  una sola cosa: anarchia.
I malati vengono abbandonati nelle case, i poveri muoiono per strada senza alcun aiuto, i servi approfittano della peste per derubare i padroni, i morti vengono seppelliti nelle chiese e nelle fosse comuni, attraverso funerali di massa.
A questo punto la domanda sorge spontanea,

 Da dove deriva questa ondata di morte?

Già da tempo nei porti del Mediterraneo girava voce che, in Asia, precisamente in Cina, da qualche mese la gente moriva di continuo, questo generò una certe inquietudine soprattutto negli italiani, dato che l'Italia era il centro degli scambi commerciali del Mar Mediterraneo.
Il diffondersi della peste in Italia, fu facilitato anche dal fatto che nella nostra penisola già 30 anni prima della peste si moriva di fame, a causa della grave crisi demografica e delle carestie che misero in ginocchio tutta l'Europa.
Ma passiamo al dunque, la peste, è arrivata dagli scambi commerciali che gli europei avevano con gli asiatici, il morbo veniva trasmesso da un particolare tipo di pulci, le Xenopsylla cheopis, che a loro volta le trasmettono ai ratti, dei veri e propri serbatoi di peste pronti a riversarsi sulla popolazione.
Oggi sappiamo che la peste è causata da un nemico invisibile (almeno ad occhio nudo), il batterio Yersinia pestis e, per fortuna, con i passi da gigante della scienza l'uomo è riuscito a debellare la peste per sempre (si spera).

mercoledì 4 febbraio 2015

Alexander Fleming e la scoperta della Penicillina.

Alexander Fleming è stato un importante ricercatore britannico, la sua scoperta più importante fu quella della Penicillina, un antibiotico naturale.
Questa scoperta avvenne nel 1928 e fu rivoluzionaria in campo scientifico, Fleming scoprì la proprietà presente sul fungo accorgendosi che nei campioni di batteri che aveva in laboratorio, in uno in particolare intorno alla muffa i batteri stavano diminuendo, proprio a causa della Penicillina.
Nonostante la portentosa scoperta restava un grosso problema, infatti essa non poteva essere riprodotta facilmente, e se ci si riusciva se ne producevano quantità molto scarse.
Soltanto dal 1941 la penicillina viene usata regolarmente, e dal 1943 gli Stati Uniti d'America ne hanno fatto una produzione industriale per curare i feriti della Seconda Guerra Mondiale.
Al giorno d'oggi la penicillina è alla base di ogni antibiotico, e ormai viene assunta attraverso molte soluzioni (via orale, supposte, eccetera)

martedì 3 febbraio 2015

I Flagellanti

I Flagellanti furono un movimento religioso costituito da varie sette e sviluppatosi durante il medioevo, la loro massima diffusione arrivò con l'arrivo della peste nera, infatti, i flagellanti, usavano vestire con un saio nero o bianco e un crocefisso rosso e si frustavano perchè, secondo loro avrebbero ottenuto la redenzione dei peccati e la cessazione della "peste nera" del 1348, ritenuta una punizione divina.
Durante questo periodo, i flagellanti, se volevano essere salvati da dio, dovevano rimanere nel movimento per almeno 33 giorni e mezzo, per ricordare gli anni della vita di Cristo. Il movimento si diffuse ben presto in tutta Europa e spesso, divenne intollerante nei confronti degli Ebrei.
Arrivati a tal punto, la Chiesa si rese conto che la situazione stava sfuggendo di mano e, nel 1349, Papa Clemente VI emanò una bolla che lo vietava, ritenendolo eretico, nonostantè la proibizione della Chiesa Cattolica molti flagellanti non smisero di praticare la loro "arte" e talvolta furono i fautori di vere e proprie rivolte millenaristiche.
Gli attrezzi da loro usati per provocarsi dolore erano dei bastoni con delle corde annodate, nelle quali c'erano degli appuntiti aghi di ferro.
Ai nostri giorni, alcune città italiane e spagnole, in determinate festività, continuano a praticare questa forma di religiosità, mentre, molto diffusa sta diventando tale tecnica nelle isole Filippine, i filippini, oltre che autoflagellarsi portano delle croci di legno e strisciano sul terreno ruvido, ma, nella loro tradizione questo non è solo un atto di penitenza, ma può anche essere un atto di gratitudine per favori ricevuti o per onorare delle promesse.

lunedì 2 febbraio 2015

Chi era Omero? E' realmente esistito?

Storicamente Omero è definito l'autore dei due massimi poemi greci dell'antichità, l'Iliade e l'Odissea, di lui non si conosce alcuna notizia biografica con certezza, poichè ci sono sette diverse biografie provenienti da sette fonti diverse, nessuna delle quali attendibile.
Questo dibattito ha origini molto antiche e nel corso del tempo ha assunto diverse forme e diverse interpretazioni, infatti si esisteva sull'esistenza di Omero già nell'antichità, ma la discussione ha avuto un importante sviluppo negli ultimi secoli del medioevo e nei primi del riascimento.
Essa è motivata, anzitutto, dall'interesse per la figura del poeta Omero, di cui gli antichi non dubitavano ma, allo stesso tempo, di cui avevano notizie insicure e che era al centro di vere e proprie rivendicazioni (per esempio sul luogo di nascita); soprattutto, però, trae origine dai dubbi testuali suscitati dagli stessi poemi omerici: in essi, infatti, vi si trovano incongruenze (per esempio l'uso del duale nel libro IX dell'Iliade, quando i membri dell'ambasceria sono in realtà tre), contraddizioni (per esempio Pilemene, re dei Paflagoni, che muore in Iliade V 576 ma ritorna in XIII 658), frequenti ripetizioni di espressioni e interi blocchi di versi.
Nel Medioevo, dunque, l'abate Aubignac sostiene che Omero non è mai esistito e che i suoi due poemi, non solo sono frutto di una redazione, ma sono stati scritto da due diversi autori,metre, il giurista italiano Giambattista Vico, sostiene, come Robert Wood, che i poemi omerici furono composti e tramandati oralmente.
Nel 1795 Friedrich August Wolf pubblicò la Prolegomena ad Homerum (Introduzione ad Omero), ancora oggi ritenuta la prima trattazione del poema a livello scientifico, l'opera, è per circa metà costituita da un'approfondita omerologia antica, mentre nella seconda metà si affronta più direttamente la questione, per questo,  va riconosciuto a Wolf il merito di aver sviluppato tesi e spunti offertigli dai suoi predecessori e di aver indicato ai suoi successori una strada analitica.
Analitica che si divide in due correnti:

  • secondo la prima, quella del nucleo primitivo le opere sono centrate su due episodi, uno sull'ira di Achille e uno sul ritorno di Odisseo, intorno ai quali, in seguito, si sono creati gli interi poemi;
  • la seconda invece, la teoria dei canti sparsi, sostiene che vi erano canti autonomi o poemetti minori, che, ad opera di un altro poeta sono stati ricuciti e riadattati all'intero poema.
La svolta decisiva venne data da uno studioso di nome Milman Parry, che sosteneva che i poemi nacquero in cultura orale, cioè in popoli che non conoscevano l'arte della scrittura, egli esaminò le cosidette "formule" dei poemi omerici, gruppi di due o più parole che si ripetono ritmicamente, e sostenne che erano utilizzate per poter memorizzare lunghi poemi con minore sforzo mentale, secondo Parry, dunque, i poemi omerici non sono frutto di un singolo autore, ma dell'intera cultura di un popolo, tramandata da un numero indefinibile di Rapsodi, che non imparavano a memoria, ma ripetevano di volta in volta i poemi con qualche piccola variazione, ed è così che questi splendidi poemi sono giunti a noi sin dall'antichità.

domenica 1 febbraio 2015

Intervista a Taylor di The Bookshelf

Salve a tutti lettori di Evo Antico, questo post è leggermente diverso da quelli fatti in precedenza, in settimana ho avuto l'opportunità di conoscere e intervistare una bravissima blogger, Taylor, di The Bookshelf, ecco a voi l'intervista completa:



1. Ciao Taylor, saluta i lettori e parlaci di te.
Salve a tutti, interessati di storia (e non)! Sono Taylor, sono una bookaholic gestisco un blog letterario *sorride*.
Oltre alla blogosfera, sono una comunissima studentessa del liceo, che ha sempre tanto da fare, ma soprattutto da sognare.

2. Di cosa ti occupi nel tuo blog? Hai progetti futuri?
Come dicevo prima, mi occupo di libri, talvolta non solo di libri. Il mio progetto è continuare a scrivere nel mio blog con costanza, ottenere qualche collaborazione in più con delle case editrici, avere più tempo (ardua impresa) e leggere di più (impresa ancor più ardua).

3. Da dove parte la tua voglia di leggere e condividere le tue letture sul web?
Non c'è una data precisa, è stato naturale per me leggere romanzi o libri, già verso i 7 anni. E la lettura mi ha affiancato negli anni, con libri adeguati alla mia crescita, infatti voglio maturare ancora e allargare i miei sensi e orizzonti letterari, grazie anche ai classici e ai grandi autori.
Condividere le mie letture... l'idea è partita nel 2010, sono approdata su Blogger e ho dato vita a The Bookshelf. Ho avuto alcuni periodi di assenza o stallo, ma ormai fa parte di me, e mi trovo a mio agio nel mio piccolo angolo di web.

4. Sei un amante della storia?
Sì. Mi piace la Storia, quella delle vicende umane, e mi piacciono le storie, quelle che gli autori dipingono per noi lettori, per cui sì, amo la storia, reale o fantasiosa che sia. Lo stesso vale per i miti, le leggende o le favole.

5. Di tutti i libri che hai letto, qual'è la frase che ti ha colpito di più?
NOOOO, una domanda così è crudele! Ce ne sono talmente tante, credo che mi limiterò a citarne una da un libro che ho letto appena un mese fa, Marina, di Carlos Ruiz Zafòn.
A volte le cose reali succedono solo nell'immaginazione, Oscar. Ricordiamo solo ciò che non è mai accaduto.
Leggere questa frase è stato paralizzante, non saprei descrivere meglio i sentimenti che ho provato. Zafòn è un grande, non lo affermo solo io, e questa frase... be', mi fa pensare alle nostre infinite capacità.

6. Se ora potessi immedesimarti nella storia di uno dei libri da te letti, in quale "entreresti"?
Interessante. Fosse per me, credo che entrerei nella storia di Josepha, una ragazzina tedesca nella Seconda Guerra Mondiale. Sceglierei però di vivere la storia come Rina, coetanea di Josepha, ma ebrea.
Il libro di cui sto parlando è La mia amica ebrea, di Rebecca Domino.

7. C'è un personaggio dei libri che hai  letto che ti ha particolarmente colpito? Se potessi intervistarlo, cosa chiederesti?
Ander.
E' un personaggio forte, ma allo stesso tempo fragile e oscuro.
Gli chiederei com'è osservare una persona per 17 anni, innamorarsene, ma essere addestrati e destinati ad ucciderla.
(il libro di cui parlo è Teardrop e Waterfall, di Lauren Kate)

8. Saluta i lettori di Evo Antico a modo tuo e grazie per il tuo tempo!
Ciao ciao, Lettori! Questo, e molto altro, sul mio blog.
Ciao, Diego, grazie a te!
Taylor.

Se Taylor vi ha dato una buona impressione potete seguirla sul suo blog bookshelf-taylor.blogspot.it

Evo Antico vi augura una buona giornata e vi da appuntamento a domani con un nuovo, entusiasmante dossier sulla questione omerica!

sabato 31 gennaio 2015

1792 a.C.: Hammurabi pubblica la più vasta raccolta di leggi scritte dell'antichità.

Il Codice di Hammurabi è una tra le più antiche raccolte di leggi, la più organica tra le raccolte fatte dai popoli Sumeri ed Assiri. Le leggi contenute nel Codice sono precedute da un prologo nel quale il sovrano si presenta come rispettoso e devoto alla divinità, distruttore degli empi e portatore di pace e di giustizia.
Questa raccolta che contenente 282 leggi fu scolpita in caratteri cuneiformi su una stele raffigurante alla sommità il re in piedi, in atteggiamento di venerazione di fronte a Shamash, dio della giustizia, maestosamente seduto sul trono. Il dio porge ad Hammurabi il codice delle leggi, per farci capire che sono di origine sacra, quindi insindacabili.
Le leggi sono divise per categorie sociali e di reati e sono molto dettagliate, ciò ha permesso agli archeologi di ricostruire i principali aspetti sociali della vita mesopotamica.
Tale codice fu una vera e propria evoluzione della legge stessa, perchè, così poteva essere consultato da tutti, e nessuno poteva presumere di conoscere le leggi meglio di qualcun altro, il codice fa un uso molto largo della Legge del Taglione, meglio conosciuta con il detto "Occhio per occhio, dente per dente", ad esempio, la pena per l'omicidio era la morte, ma le varie classi sociali avevano delle pene molto diverse tra loro, e spesso, le persone più facoltose, venivano sottoposte soltanto a pene pecuniare, anzichè fisiche.
La stele del Codice di Hammurabi si trova al Louvre, a Parigi, mentre una copia è presente al Pergamonmuseum di Berlino.